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Arlong, Barbanera e Do Flamingo: i veri pirati di One Piece

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Arlong, Barbanera e Do Flamingo: tre dei villain più pirateschi di One Piece

L’intricatissima trama di One Piece si compone, naturalmente, anche di tutta una serie di cattivi più o meno cattivi e più o meno piratescamente credibili. Tra questi, sicuramente qualcuno spicca per dabbenaggine, qualcuno per carisma, pochi (ammettiamolo) per crudeltà. Ma quali tra loro sarebbero, probabilmente, stati dei pirati anche nella realtà se calati nel giusto contesto storico? Chi di loro si avvicina di più alla figura del vero pirata? Beh ormai vi ho già spoilerato nel titolo come la penso, quindi l’effetto sorpresa è andato abbastanza a farsi benedire. Adesso però vi illustro le mie ragioni. Partiamo dal principio: Arlong.

Arlong

La saga di Arlong Park è una delle mie preferite. Il tratto grafico di Oda è maturato abbastanza per lasciarsi indietro qualche leggerezza dei primi volumi, mantenendo comunque un impatto scenico impressionante e la trama, beh… Di una potenza narrativa che raggiunge picchi di pathos inarrivabili. Cosa la rende così drammaticamente indimenticabile? La presenza di un cattivo di tutto rispetto. Arlong. Crudele, spietato (uccide una madre davanti agli occhi delle figlie eh, peggio di così c’è poco in One Piece), forte e intelligente, un avversario di tutto rispetto. Ma cosa lo rende un vero pirata?

Arlong: un vero pirata orientale

Dimentichiamoci per un attimo l’immagine del pirata che abbiamo impressa nella mente. Via gambe di legno, via jolly roger neri, via bende sull’occhio, via Mar dei Caraibi. Spostiamoci in Oriente, dove la pirateria aveva preso pieghe leggermente diverse. I pirati cinesi, giapponesi e del sud-est asiatico avevano la pessima abitudine di creare grandi reti di influenza, entro le quali una o più bande pirata (controllate da un unico capo) non solo catturavano qualsiasi nave passasse sotto tiro ma si assicuravano anche delle entrate regolari, di solito in viveri o denaro, dagli abitanti dei villaggi. In pratica: arrivavano i pirati, strapazzavano un po’ (eufemismo) di persone e poi le costringevano a consegnare loro un certo quantitativo di beni, a intervalli ben scanditi. Naturalmente se la povera gente non avrebbe ottemperato alle richieste, sarebbe finita malissimo. E non per i pirati. Vi ricorda qualcosa? È esattamente il modus operandi dei pirati di Arlong. L’uomo-pesce si comporta per filo e per segno come un perfetto pirata orientale, sia per terra che per mare, sopprimendo ogni tentativo di ribellione e corrompendo le autorità.

Nami, piratessa “forzata”

Il reclutamento forzato era una delle cose meno simpatiche mai concepite dai pirati, soprattutto occidentali in questo caso. Per i pirati imbattersi in carpentieri, cartografi, piloti, medici, bottai, era una fortuna e coglievano al volo l’occasione, costringendo il malcapitato ad unirsi a loro. La storia di Nami insomma, che sotto ricatto dovette lavorare per Arlong come cartografa. Altro elemento che fa dell’uomo-pesce un vero pirata.

Marshall D. Teach, Barbanera: vero pirata

Qui non so se sia davvero il caso di perdere troppo tempo. Barbanera si è dimostrato sin dalla sua prima apparizione, un vero pirata. Sprezzante, approfittatore, pazzo, determinato, Barbanera ha una caratteristica precisa che lo rende un pirata a tutti gli effetti: quando vuole qualcosa, se la prende. Senza freni morali, senza scrupoli. Basti pensare a come ha ottenuto il suo Frutto: uccidendo un suo compagno. Tradimenti di questo genere non erano tollerati nemmeno tra i peggiori criminali del mare. Proviamo a considerare il gesto di Barbanera come una sottrazione illecita di parte del bottino (il Frutto), con anesso omicidio di un membro della ciurma. Se beccato sul fatto, la pena del colpevole veniva decisa dalla stessa ciurma che poteva scegliere tra una gamma piuttosto ampia di supplizi, dal giro di chiglia, alla frusta, all’impiccagione, all’abbandono su un’isola. Quello di Teach è stato un vero e proprio gesto pirata, compiuto esclusivamente per scopi personali, premeditato e attuato senza il minimo ripensamento.

Barbanera: hostis humani generis

È per questo che Teach si merita senza dubbio, l’appellativo di “nemico del genere umano”, quello più usato per definire i pirati che si vantavano di essere i peggiori individui sulla faccia della terra. In questo caso Barbanera diventa nemico totale non solo della popolazione comune ma dei suoi stessi colleghi.

Do Flamingo

Arriviamo a lui, Do Flamingo, considerato da molto come il miglior villan di One Piece. Se fosse vissuto durante l’epoca d’oro della pirateria, Dofy sarebbe stato un pirata coi fiocchi. Il diprezzo per la vita umana, l’uso deliberato dei propri compagni per raggiungere i suoi scopi e la follia omicida bastano per fare di lui un perfetto criminale. Naturalmente, il fatto di compiere alcuni dei suoi crimini in mare lo identifica come pirata. Ma non è solo questo. C’è anche un altro elemento che lo colloca in questa categoria…

Do Flamingo e gli schiavi

Nonostante ultimamente la tendenza sia quella di edulcorare le azioni dei pirati storici e di addolcirne i crimini (operazione di per sé inutile e fuorviante), resta il fatto che questi criminali del mare furono notissimi schiavisti. Gli schiavi erano una parte considerevole dei loro bottini, anche se nelle ciurme non era affatto raro imbattersi in uomini di colore (la ciurma di Edward Teach pare fosse composta per il 50/60% da africani). In definitiva: i pirati erano trafficanti di schiavi. Sia in Oriente che in Occidente eh, il problema non si poneva. Una parte importante delle entrate di Do Flamingo consiste proprio nel commercio di schiavi. A voi le conclusioni.

N.B. Spesso e volentieri, i pirati diventavano corsari e i corsari si riciclavano pirati. Questo fu il destino di moltissimi pirati famosi come Barbanera, Coxinga (pirata cinese), Hornigold, Jennings, Kidd, Avery. Una fracca insomma. Il che ricorda molto da vicino le imprese di almeno due dei personaggi che ho descritto qui sopra.

Siete appassionati di pirati? Fatevi un giro sul mio profilo instagram @under_the_jolly_roger!

Bibliografia:

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