Pirati e Marine nella battaglia per la supremazia di Marineford: tutta invenzione?
No, la battaglia di Marineford e le sue dinamiche non sono tutta invenzione, anzi. La dicotomia tra persone al di fuori della legge (in questo caso i pirati) e detentori della legge (la Marina) ha segnato tutta la storia della pirateria e, di fatto, era uno dei motivi per cui i pirati diventavano pirati: perché leggi, imposizioni e costrutti sociali stavano loro stretti. L’idea di far parte di una società in cui erano loro stessi a scegliersi regole e capi naturalmente era un’attrattiva enorme.
Marineford, il collasso di due mondi
Marineford e la realtà
Ora, incorniciamo il quadro storico: siamo in piena epoca d’oro della pirateria (1716-1726, il vero clou). Lo scenario è l’oceano Atlantico, dove si scontrano due forze, in grado entrambe di sovvertire l’ordine del mondo intero. Da una parte il potere che viene dall’alto, quello della classe dirigente: famiglie reali, funzionari, preti. Dall’altra il potere che emerge dal basso, dal mare: i pirati. Senza legge, senza patria, senza morale. È lo scontro di due terrori. Il primo è il terrore dei potenti contro i deboli che veniva esercitato in forme legali, ma pur sempre di terrore si trattava: tasse, processi sommari, vessazioni (sopratutto nelle navi della marina), tutto squisitamente in regola. Dall’altra il terrore dei deboli, dei ribelli contro i potenti, contro un ordine sociale che si riteneva sbagliato. Questo annoso conflitto non faceva che mettere in luce quelli che erano i problemi di classe. Era diventato un dramma politico in cui i due poteri davano lustro ad una crudeltà disumana.
La lotta per il potere di Marineford e non solo
Attenzione però
Beninteso, non che i pirati fossero eroi. Tendenzialmente codardi, erano perlopiù avanzi di galera e pochissimi mantenevano un proprio codice morale. Il rischio di idealizzare troppo i pirati è molto alto e vari studiosi (anche se la maggior parte sono sociologi e politologi, non storici) sono caduti in pieno nalla fascinosa trappola della pirateria romantica e democratica. Sebbene tutti i pirati avessero una consapevolezza del proprio ruolo e dell’impatto che le loro azioni avrebbero avuto nei commerci, la più grande attrattiva per loro non erano tanto legate a libertà politiche quanto al bottino. Insomma, bastavano i soldi che si convertivano facilmente in rum e donne.
N.B. Questa “teoria dei due terrori” ritorna più volte nella storiografia ma solo Marcus Rediker l’ha applicata alla storia della pirateria.
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Bibliografia:
- D. Cordingly, Storia della pirateria, tr.it. A. Tissoni, Modadori, Cles, 2011
- D. Cordingly, I pirati dei Caraibi. Ascesa e caduta dei signori del mare, tr.it. M. Gezzi, Mondadori, Milano, 2013
- M. Rediker, Canaglie di tutto il mondo. L’epoca d’oro della pirateria, tr.it R. Ambrosoli, Elèuthera, Manocalzati, 2016
- M. Rediker, Storia sociale della pirateria, tr.it. P. Adamo e M. Pati, Shake, Milano, 1987
- A. Spinelli, Tra l’inferno e il mare, Fernandel, Ravenna, 2003