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ONE PIECE: perché il flashback di Oden fa schifo

Un breve papiro in cui cerco di spiegare le ragioni per cui il flashback di Oden sia uno dei punti più bassi di ONE PIECE e della carriera di Eiichiro Oda come fumettista

Ciao, sono il Sensei.
Con questo articolo vorrei esprimere al mondo i miei (non positivi) pareri sul lungherrimo flashback di Oden.
Spero che non abbiate già ragequittato leggendo la piccola “introduzione” poco sopra, o peggio ancora che non abbiate già commentato e uscito le grr reactions senza neanche avere idea di ciò che andrò a trattare nel seguente articolo. Prima di iniziare, una piccola precisazione di natura “legale”, dovuta al fatto che agli altri admin di questo sito il flashback sia piaciuto eccome.

DISCLAIMER: questo articolo rappresenta il punto di vista di un singolo admin del sito OnePiece.it (due, per essere precisi), quindi NON di tutto lo staff di OnePiece.it. 

Dunque, dicevamo? Ah sì.
Le ragioni per cui il flashback di Oden sia uno dei punti più bassi di ONE PIECE e della carriera di Eiichiro Oda come fumettista.
Per semplicità, dalla prossima volta che dovremo riferirci al topic principale diremo solo “perché il flashback di Oden fa schifo”, ok? È più concisa e diretta come frase, ma al contempo non riduce il messaggio che vorrei rendere manifesto con questo articolo.

Quindi.
Perché il flashback di Oden fa schifo?

Le ragioni sono molte, troppe, e purtroppo sembra che nell’ormai secolare community italiana di OP, nessuno se ne sia accorto. Anzi, al contrario, agli occhi di quasi tutti i principali esponenti di questo microcosmo, il segmento narrativo relativo al passato di Oden è un miracolo di narrazione, il punto più alto del manga shōnen.
Onestamente, questa constatazione mi ha spaventato non poco, facendomi domandare se stessi leggendo la stessa cosa per cui tutta la community non aveva altro che elogi.
Ebbene, una delle ragioni che mi porta a scrivere il seguente articolo è proprio questa: che è necessario. È necessario perché non ho ancora letto un solo commento, o post, o articolo in cui anche solamente si accennasse al fatto che Oda, con questa parte di ONE PIECE, abbia cagato fuori dal vasino.
Dunque, come i più svegli di voi avranno capito, con il seguente articolo mi propongo di evidenziare le principali castronerie fatte da Oda nei capitoli riguardanti Oden, in modo che almeno qualcuno dei sostenitori del flashback riveda con occhio nuovo il segmento narrativo, alla luce delle critiche che a breve muoverò.
Direi che possiamo mettere da parte le introduzioni ed iniziare a parlare delle bruttissime cose che sta facendo Oda al suo povero manga.

I problemi del flashback sono tanti e grandi: ogni capitolo brulica di orrori narrativi e visivi, e se volessimo tratteggiare in maniera rigorosa tutto ciò che non funziona del ONE PIECE del flashback di Oden, un solo articolo sarebbe molto molto stretto e rischieremmo continuamente di andare “fuori traccia”, off-topic, tanto sono eterogenei e diversificati i misfatti di Oda. Per questa ragione, nel seguito ci concentreremo unicamente sui due principali problemi del flashback, ciò che a mio parere lo rendono per l’appunto, uno dei punti più bassi di ONE PIECE e della carriera di Eiichiro Oda come fumettista.

Dunque, questi due problemi sono:

1) Mancata attenzione per elementi che dovevano essere centrali;
2) Il flashback di Roger all’interno del flashback di Oden.

I due punti sopra esposti possono in realtà essere ridotti ad un’unica grande osservazione, ovvero, ad un problemone molto più grande e cattivo che caratterizza l’intero flashback, ed è il vero responsabile di tutti i mali di cui esso si fa portatore.
A cosa mi riferisco? Per arrivarci, è necessario innanzitutto analizzare ed eviscerare i due problemi, e solo a quel punto potremo trarre le nostre conclusioni, ed individuare la fatale patologia di cui soffre tutto il flashback. Il motivo per cui state leggendo questo articolo insomma.

Prima di partire con l’analisi dei due punti, un’altra piccola nota preliminare. Nel dire “analisi dei problemi”, naturalmente includo anche il motivo per cui tali osservazioni dovrebbero essere effettivamente dei problemi. Lo so che per il 90% di voi la parte con Roger è stato il punto più alto della narrativa a fumetti, e che nessun altro manga nella storia dell’umanità è mai stato in grado di raggiungere quella perfezione. Ebbene, nella trattazione dei punti vi spiegherò il motivo per cui in realtà, quel segmento narrativo in particolare, è probabilmente la cosa peggiore che si possa fare all’interno di un racconto di fantasia.

Detto ciò, possiamo finalmente iniziare.
Andiamo con ordine, naturalmente.

 

1) Mancata attenzione per elementi che dovevano essere centrali

Ritorniamo con la mente al capitolo 959. Il terzo atto è appena iniziato, la battaglia finale è alle porte ed il crescendo narrativo ha raggiunto un’altezza incredibilmente alta per gli standard di ONE PIECE. I nove foderi rossi, dopo un primo momento di assoluta incredulità e smarrimento, cercano disperatamente di far fronte ad una situazione fuori da ogni possibilità ed apparentemente senza via d’uscita: nessun alleato si è presentato al rendez-vous per la battaglia finale, il “porto promesso” è in rovina e solo una piccola imbarcazione sembra ancora essere utilizzabile. Il mare è in tempesta, amareggiato dai flutti e dalle alte onde che si scagliano contro un cielo nero, sfregiato da fulmini, pioggia e vento. Ma nonostante tutto, i nove foderi devono continuare ad avanzare: hanno una missione da portare a termine ad ogni costo, nel nome dell’uomo a cui devono la propria vita, Oden Kozuki. Perché loro sono i vassalli di Oden, e devono continuare a combattere per lui fino alla fine.

Transizione, gabbia nera. La storia si sposta a 39 anni prima: inizia il flashback di Oden.
Finalmente è ora di sapere il motivo per cui quegli uomini stanno combattendo, la ragione per cui sia loro che l’intera Wano amino alla follia Oden Kozuki. È ora di trovare un senso a tutta la costruzione della saga del paese dei samurai, identificarne le fondamenta narrative, la chiave di lettura che ci permetterà di contestualizzare tutto ciò che Oda ha raccontato e racconterà riguardo il mondo di Wano. E i miei capezzolini piccini picciò sono andati in Francia.
:v
Nahh, sticazzi della solidità narrativa. È molto più facile buttare in scena il solito personaggio paxxerello ma buono, e far sì che la gente gli sbavi dietro sin da subito senza nessuna ragione plausibile e/o verosimile.
Perché inizialmente la gente lo ama? Boh, magari perché è figo.
Perché i suoi vassalli hanno scelto di seguirlo? Boh, magari perché è figo.
E questo è tutto ciò che il flashback ci dice sulle relazioni Oden-vassalli e, in parte, Oden-popolo di Wano. È proprio il caso di dirlo: “Oda genioh” :v.
A parte le stronzate ed i meme, cerchiamo di ragionare approfonditamente sulla questione che ho appena sollevato. Facciamoci due conti, e proviamo a capire i motivi per cui:

(i) I rapporti fra i personaggi di Wano ed Oden sono assolutamente banali e superficiali;
(ii) La relazione fra Oden ed il mondo di Wano sarebbe dovuta essere la protagonista indiscussa del flashback.

Per questioni di scorrevolezza, i due punti appena accennati saranno trattati in due sottoparagrafi, contrassegnati in ordine come 1.1) e 1.2).

1.1) I rapporti fra i personaggi di Wano ed Oden sono assolutamente banali e superficiali

Sin dal primissimo capitolo del flashback, il 960, le relazioni fra Oden ed il mondo di Wano sono estremamente inverosimili ed irrealistiche, al punto che più volte mi sono chiesto se Oda non stesse prendendo per idioti i suoi lettori. Gli abitanti di Wano, nei confronti dell’erede dei Kozuki, non fanno altro che sventolare paroloni vuoti, espressioni assurdamente iperboliche che non hanno alcuna realistica motivazione o contestualizzazione. Come dicevo prima, l’unica spiegazione che possiamo leggere dalle inchiostrate (ormai sempre più confuse e criptiche) di Oda, è che Oden diffonda nell’aria qualcosa come feromoni, che facciano magicamente innamorare di lui la gente al punto da farla sbavare incontrollabilmente al suo passaggio.

Esempio di classica interazione Oden-popolo di Wano

Ovviamente, lo stesso discorso vale per i vassalli di Oden, ma portato all’esasperazione. In breve ciò che porta Kin’emon e compagnia bella a seguire il nostro manzone Kozuki, è un estremo ed immotivato “fanboyismo”, che li convince ad abbandonare la propria precedente vita per seguire un completo sconosciuto. Ah, e siccome non vogliamo farci mancare proprio nulla in quanto a nonsense narrativo, la transizione da “non seguace di Oden” a “seguace di Oden”, è puntualmente descritta in al massimo 2 vignette. Certo che la sintesi narrativa è proprio il forte del nostro Oda [NdA: sarcasmo :v].

La spiegazione della trasformazione di Ashura da cicciobastardo mafioso a bravo ragazzone che esulta per la pacificazione di Kuri, è lasciata come banale esercizio al lettore.

Inutile dire che se il modo in cui la storia dei foderi ha inizio “non è esattamente dei migliori“ (eufemismo per evitare di usare più parole brutte del previsto), il suo sviluppo e la sua evoluzione sono semplicemente inesistenti.
Oda in tutti i capitoli del flashback, non si è fermato neanche una sola volta ad approfondire i rapporti fra il daimyo di Kuri ed i suoi fedeli samurai, tanto preso com’era dalla frenesia di raccontare quante più cose possibili nelle sue (circa) 19 tavole a disposizione.
Va da sé che il risultato di questo malato modo di dirigere il racconto, è la più totale ed assoluta superficialità e piattezza delle relazioni alla base della macro-trama più estesa ed influente di tutto il fumetto, non robetta da poco insomma.
Neanche adottando un punto di vista particolarmente generoso saremmo in grado di identificare un filo di verosimiglianza e tridimensionalità nelle relazioni con i 9 foderi rossi, ed il motivo, lo abbiamo già detto, è che nel flashback non vi è assolutamente traccia di questa componente. Insomma, le relazioni fra Oden ed i 9 foderi rossi sono completamente inverosimili, banali, superficiali e stereotipate. Bel lavoro Oda, non credo che avresti potuto fare di peggio. Perlomeno, lo spero per te :v.

Toki Amatsuki, donna scelta da Oden per la bellezza e la sua capacità di stare vicino ad un grande uomo stando un passo indietro.

Naturalmente, stesso discorso vale per la consorte di Oden, Toki Amatsuki, probabilmente uno dei personaggi più piatti e scarsamente caratterizzati dell’intero fumetto.
Entra in scena, figlia una volta, figlia un’altra volta, si ammala per levarsi dal cazzo, fa la principessa da proteggere ad ogni costo, fa la cosa dei viaggi del tempo.
Fine del personaggio di Toki.
Ah no aspettate, bisogna considerare anche tutte le cose che ha fatto off-screen per il Kuri, rigorosamente riassunte alla meno peggio in tre vignette. Allora scusate, ritiro tutto quello che ho detto, Toki è davvero un gran personaggio.
Perlomeno, ha materialmente fatto più lei per Wano che suo marito Oden.
Se state pensando “davvero tutta questa filippica su Toki serviva a riportare il discorso sul rapporto fra Oden ed il popolo di Wano in generale?”, la risposta è sì, è così.
Quindi, parliamo del rapporto fra Oden ed il popolo di Wano in generale (brevemente però, perché tanto l’antifona è sempre la stessa :v).
Prima di tutto, un velocissimo riassunto del travagliato rapporto che Oden ha tenuto negli anni con i cittadini del suo Paese:

Questo sottoparagrafo si chiama “i rapporti fra i personaggi di Wano ed Oden sono assolutamente banali e superficiali”, e credo che alla luce del riassuntino appena fatto, non sia neanche necessario spendere altre parole per spiegare dove stiano la banalità e la superficialità nel rapporto fra Oden ed il suo popolo.
E no, che Toki abbia fatto il lavoro del marito mentre lui giocava a fare il pirata non è assolutamente una ragione accettabile per difendere l’irrealistica reazione del popolo al suo ritorno. In realtà quanto detto poco sopra non può neanche definirsi come “ragione”, piuttosto il termine ideale per descrivere quel dato elemento narrativo è “forzatura”. Una anche piuttosto imbarazzante.
Dunque, per quali ragioni Oden rimane amatissimo dalla gente di Wano nonostante i suoi 4 anni di assenza?
No, non sforzatevi nemmeno di rispondere: la domanda è retorica.
Naturalmente, un motivo per cui la gente dovrebbe apprezzare Oden attualmente (ovvero nel presente della narrazione) esiste, e si tratta della sua settimanale danza nella capitale dei fiori. Ironicamente, questa osservazione non giova affatto a favore del rapporto che stiamo esaminando, ed anzi è un altro motivo per rafforzare la tesi che stiamo portando avanti.
In linea teorica, che Oden si ridicolizzi una volta a settimana per 5 anni consecutivi in modo da salvare la vita dei suoi concittadini è una buona idea per far sì che la gente tutt’ora pianga la morte dell’ex daimyo del Kuri. Peccato che nel mondo vero le idee richiedano di essere concretizzate, e se una volta materializzate il risultato è non buono, ci sono due cose che possiamo fare: o facciamo finta che i problemi che rendono quella certa cosa “non buona” non esistano e ci aggrappiamo alla bontà dell’idea di base, oppure guardiamo in faccia la realtà e valutiamo oggettivamente ciò che abbiamo fra le mani. E quello che abbiamo fra le mani è superficiale, banale al limite del ridicolo.
Tutta la gente di Wano, in risposta ai balletti di Oden, inizia istantaneamente a disprezzare l’erede dei Kozuki, la stessa persona che adoravano fino ad un secondo prima. Nessuno si fa due domande, nessuno si chiede per quale motivo colui che era in procinto di abbattere Orochi e compagnia, pochi momenti dopo si ritrova in strada a fare lo scemo con l’uccello all’aria. O perlomeno, è quello che ci fa intendere Oda dalle tavole dei capitoli corrispondenti.
Concludiamo in bellezza con la risoluzione del rapporto fra Oden ed il suo popolo. Durante l’esecuzione, una tizia a caso dice cose buone su Oden. Tutti le credono ed il nostro eroico samurai è di nuovo l’uomo più amato di Wano.
E con “tutti” intendo proprio “tutti”, nel senso di “tutto il popolo di Wano”. Analogamente a prima, nessun cittadino si fa qualche domanda o ha dubbi sulla veridicità dell’informazione: tutta Wano riprende ad amare Oden.
In definitiva, il rapporto fra Oden ed il popolo di Wano può essere assimilato ad un interruttore che balla fra due stati distinti, amato/disprezzato: possiamo trovarci solo in uno dei due stati, non esiste nessuna transizione dall’uno all’altro.
Nessuna sfumatura o sfaccettatura, solo nero o bianco.
Direi che questo è abbastanza per dire che i rapporti fra i personaggi di Wano ed Oden sono assolutamente banali e superficiali, no?

Bene, credo che con questo possiamo chiudere il corrente sottoparagrafo. Come avrete potuto notare, per il bene dell’esposizione siamo andati un pochino off-topic, ma a ben pensarci, andare fuori tema in un articolo riguardante il flashback di Oden è in realtà piuttosto in-topic. Ne riparleremo nel paragrafo 2 ;).
Per il momento, avviamoci verso la conclusione di questo primo paragrafo chiedendoci: “perché la relazione fra Oden ed il mondo di Wano sarebbe dovuta essere la protagonista indiscussa del flashback?”

1.2) La relazione fra Oden ed il mondo di Wano sarebbe dovuta essere la protagonista indiscussa del flashback

Nel sottoparagrafo precedente, abbiamo analizzato i rapporti che lo stallone Kozuki ha con il mondo di Wano, arrivando alla conclusione che (cito testualmente il suo titolo) “sono assolutamente banali e superficiali”. Lo scopo del seguente sottoparagrafo sarà di capire il motivo per cui la constatazione poco sopra è un problema grosso.
Tanto grosso.
Grossissimo.
Grossissimissimo.
Grossissimis- insomma, avete capito :v
Per tutti i bimbi svegli in possesso delle più elementari abilità di calcolo, sarà facile fare 1+1 e collegare il quesito con il titolo di questo sottoparagrafo: la relazione fra Oden ed il mondo di Wano sarebbe dovuta essere la protagonista indiscussa del flashback.
Ben fatto, la risposta è proprio questa, vi meritate un “bravissimo” sul quadernone :*.
Prima che ragequittiate (:v), torniamo a fare i seri.
In questo paragrafo vogliamo capire le motivazioni per cui, come già detto, le relazioni fra Oden ed il suo Paese, non dovevano certamente essere trattate nel modo in cui sono state trattate (dei modi ne abbiamo parlato nel paragrafo (i), ovviamente), perché avrebbero dovuto avere più spazio, e perché sarebbero dovute essere la cosa più importante del flashback.

Abbiamo già avuto modo di descrivere la drammaticità del momento immediatamente precedente all’inizio del flashback. Si tratta di una scena molto importante dal punto di vista narrativo, dal momento che porta sulle sue spalle il peso non solo della saga di Wano, ma di tutta la macro-trama dei samurai in prosecuzione dal lontano 2012. Ogni tematica che la gigantesca sequenza narrativa dei nove foderi rossi ha, è presente in quel particolare momento di disperazione: tutto il dolore, la fatica e le speranze di portare a termine la missione, impregnano le tavole relative a quella scena.
Transizione, gabbia nera. La storia si sposta a 39 anni prima: inizia il flashback di Oden. Quale miglior momento per dare un significato ai sopracitati temi, contestualizzarli per dar loro spessore e renderli consistenti? In altre parole, quale miglior momento per dare un senso alla saga di Wano?

Il flashback DOVEVA concentrarsi sulle relazioni fra Oden ed il mondo di Wano, perché esse sono fattualmente il motore di ogni vicenda legata a questa saga. Tutto ciò che Oda ci ha raccontato su Wano, gira intorno al rapporto che Oden Kozuki aveva instaurato con esso nel corso della sua vita. Kin’emon e tutti gli altri foderi rossi, hanno continuato a combattere nel corso del tempo per rispetto del loro signore, per l’amore che provavano (e continuano a provare) nei suoi confronti. Lo stesso vale per il popolo di Wano, che con parole sussurrate e messaggi cifrati continua a sperare nel ritorno della famiglia Kozuki.
In definitiva, considerando che la saga di Wano ha come nucleo principale le relazioni fra Oden ed il suo Paese, il flashback basato sull’erede Kozuki doveva necessariamente mettere al centro dell’attenzione tali legami.
Ma naturalmente, come abbiamo già detto prima, per Oda è stato più facile mettere in scena dei rapporti fittizi, forzati, banali e superficiali. Ovviamente, un approccio di questo tipo alla caratterizzazione dei legami fra i personaggi, equivale a renderli elementi narrativi insignificanti, di nessuna importanza per il racconto.

In definitiva, Oda scaga di brutto il principale tema che doveva essere affrontato nel flashback di Oden.
Fin qui però, nulla di “fatale”: il risultato delle stronzate di Oda è “solo” un flashback brutto. Niente di nuovo, ormai sono quasi 8 anni che Oda ha abituato i suoi sventurati lettori a questo standard qualitativo “discutibile” (di nuovo, eufemismo :v).
Se non fosse per QUELLA certa parte del flashback. Esattamente la parte che la community non ha fatto che elogiare, ma che è a tutti gli effetti ciò che ha reso il flashback di Oden una delle peggiori sequenze narrative dell’intero manga.
Ritorniamo con la mente al capitolo 966.
Nessuna transizione, stessa gabbia nera: inizia il flashback di Roger.

 

2) Il flashback di Roger all’interno del flashback di Oden

Ok, ormai ve l’ho già ripetuto un paio di volte in questo articolo: la parte con Roger è una cosa bruttissima. In questo paragrafo vediamo perché questa affermazione sia oggettivamente vera, dove con “oggettivamente vera” intendo che il flashback di Roger è oggettivamente “una cosa bruttissima”.
Sin dalla partenza di Oden da Wano assieme alla ciurma di Barbabianca, il flashback inizia a prendere una strada sbagliata. Come abbiamo già discusso nel paragrafo precedente, il focus principale del flashback doveva essere il rapporto di Oden con il suo Paese, o comunque con ciò che riguarda il suo Paese. È chiaro quindi, come un passaggio così repentino ad un contesto così slegato, con tematiche così differenti, non sia stata affatto una saggia mossa narrativa (eufemismo, come al solito :v).

Non trovate anche voi che, sapendo quello che Oden ha avuto il coraggio di fare, le parole di Denjiro suonino un po’ ironiche? :v

Da una tavola all’altra, Oden abbandona inavvertitamente il suo mondo, lasciandosi alle spalle i suoi doveri da daimyo, la sua famiglia ed i suoi fedeli vassalli. Narrativamente, questa “transizione” di scena è un azzeramento del flashback, uno sputo su tutto ciò che Oda aveva finora costruito nel racconto del passato di Oden. Non che ci fosse tanto da perdere in realtà, considerando l’incredibile banalità del flashback fino a quel momento. Ciononostante quello che avevamo letto aveva un senso, era certamente molliccio e superficiale e fatto male, ma aveva la sua ragion d’essere. Da quando Oden mette piede fuori da Wano inseguendo Barbabianca, il flashback inizia a perdere la bussola.
Oda inizia a trattare argomenti non necessari per il racconto, riempiendoci di ingombranti cianfrusaglie narrative che potevano benissimo essere raccontate in altre sedi, o perlomeno con altri modi.
Certo, quei capitoli rimangono sempre attinenti al flashback trattando la tematica della scoperta del mondo da parte di Oden, ciononostante hanno la grande colpa di mettere da parte il dovuto focus principale dell’intera analessi, per l’appunto, il mondo di Wano, che lentamente inizia ad essere dimenticato dai protagonisti, quasi “schifato” come ben espresso dalle facce di Oden e Barbabianca.

E se questa gag fosse in realtà un modo creativo di Oda per dirci che perfino lui sia disgustato dal flashback? :v

Intendiamoci, il flashback doveva farci vedere la reazione di Oden al mondo esterno in quanto era una tematica presente nelle premesse, ma questo non implica che fosse lecito tagliare così nettamente con il tema precedentemente trattato, soprattutto se quel tema doveva essere il punto centrale del racconto. Nella pratica Oden (ed Oda) si dimentica(no) completamente di Wano. E questo non va bene. Una costruzione narrativa di questo tipo è brutta, di scarsa resa e persino potenzialmente frustrante per i lettori.
Insomma, la scoperta del mondo fuori da Wano avrebbe dovuto essere trattata in altri modi, nel rispetto della tematica principale del flashback. Perlomeno, il risultato finale è “accettabile”, sufficiente.
Sfortunatamente però, andando avanti nel racconto, Oda ha voluto farci vedere chi comanda in quanto ad assurdità narrative, dimostrandoci la sua incapacità nel progettare e scrivere una storia.
Dunque, arriviamo al disastro.
La morte narrativa del flashback.
Una macchia indelebile che non potrà mai essere cancellata dal manga di ONE PIECE.
Stiamo parlando della parte a cui finora ci siamo sempre riferiti come “flashback di Roger”.

Prima di proseguire, vorrei porvi una domanda (stavolta è non retorica, ed anche se vi darò subito la risposta, ci terrei che rifletteste su di essa).
Che cosa significa l’espressione “flashback di Oden”?
Il racconto di una certa parte della storia passata del personaggio di Oden, incentrato sul personaggio di Oden stesso. Elementare.
Altra domanda.
Che cosa significa l’espressione “flashback di Roger”?
La risposta, naturalmente, è la stessa di prima, ma con la parolina “Roger” al posto di “Oden”.
Bene, a questo punto ho un’ultima domanda (spoiler: stavolta è retorica :v).
Per quale ragione il flashback di Roger si trova all’interno del flashback di Oden?
Inutile girarci attorno, quello che vediamo dal capitolo 966 al 968 è il flashback di Roger.
Oden passa completamente in secondo piano, così come Wano e tutte le altre circostanze ad essa collegate.
Non solo Oda continua a raccontare tutt’altre cose rispetto a quelle che avrebbe dovuto trattare, ma addirittura, passando l’attenzione da Oden a Roger, distrugge il fulcro della narrazione, snaturando completamente il flashback, uccidendo ogni parvenza di senso.
Nel capitolo 968 ritorniamo a Wano, ma il danno ormai è fatto, ed è grossissimo: nel giro di cinque capitoli, Oda ha mandato a puttane l’intera struttura narrativa del flashback.
Naturalmente, nel computo ci inserisco anche i capitoli con Barbabianca, che (come detto prima) sebbene rientrino nel “flashback di Oden”, non riescono ad affrontare in maniera efficace la tematica principale di quella parte (cioè la scoperta del mondo esterno da parte del samurai), e spesso si soffermano su elementi “off-topic”. Nulla a che vedere con la parte di Roger, naturalmente, detentrice di record di insensatezza narrativa che difficilmente potranno essere battuti in futuro (e non parlo solo all’interno del manga di ONE PIECE).
Ok, lo ammetto, forse mi sono un pò lasciato andare con le cattiverie.
Proviamo a materializzare un pò le critiche, così da farvi avere qualcosa di concreto da difendere nella sezione commenti (:v).
Le mie critiche si basano su due punti in particolare:

(i) Spostamento totale dell’attenzione da Oden a Roger;
(ii) Trattazione di elementi inutili per la narrazione.

Andiamo a discuterne singolarmente, ma brevemente, data la vistosità di questi due problemi. Come prima, la trattazione si articolerà in due sottoparagrafi distinti, etichettati con 2.1) e 2.2).

2.1) Spostamento totale dell’attenzione da Oden a Roger

Questo punto si commenta quasi da solo. C’è davvero bisogno di sottolineare perché sia insensato traslare l’attenzione da Oden a Roger?
Poco sopra nell’articolo, ho cercato di sottolineare (nel modo più cattivo possibile) come questo sia il problema che uccide definitivamente il flashback, ma senza esplicitare apertamente le ragioni.
Ma c’è realmente bisogno di spiegarne il motivo?
Il flashback di Oden ha senso in quanto narrazione di fatti passati incentrati sul personaggio di Oden stesso, quindi capirete benissimo come la centralità della sua figura sia fondamentale per la struttura narrativa del flashback. Nei capitoli da me definiti a più riprese come “flashback di Roger”, Oda sembra quasi essersi dimenticato della presenza di Oden, ridotto a fare da spettatore alle imprese del futuro re dei pirati. Tutta l’attenzione di quel segmento narrativo viene focalizzata su Roger, che di fatto ne diventa il protagonista assoluto.
In definitiva, Oda inizia a raccontarci dei fatti passati incentrati sul personaggio di Roger: il flashback di Oden diventa il flashback di Roger.
Naturale conseguenza di quello che abbiamo appena detto: il flashback di Oden perde il suo significato intrinseco.
Ovviamente, questo non vuol dire che Oden dovrebbe monopolizzare la scena, essere l’unico personaggio a fare cose. Piuttosto vuol dire che Oda ha costruito la sequenza narrativa del viaggio con Roger in maniera completamente sbagliata, sbilanciando eccessivamente il racconto a favore del pirata baffuto.

Se ve lo steste chiedendo: sì, questo pannello fa parte del flashback di Oden.

Non credo ci sia altro da aggiungere.
Ah sì, forse un’altra cosa da dire c’è.
Si potrebbe controbattere a questo punto sostenendo che la parte relativa alle avventure di Roger, sia “raccontata” tramite il diario di Oden, e quindi da Oden stesso.
Sarebbe una giusta obiezione, se non fosse che l’importanza in termini di narrazione di quel diario è così irrilevante che potrebbe essere tranquillamente sostituito dal classico narratore onnisciente.
La narrazione non dipende in alcun modo dal diario di Oden, il racconto procede come se questo neanche esistesse: nella pratica, il logbook descrive solo lo stato d’animo del Kozuki in particolari momenti della sua avventura.
Addirittura, si potrebbe dire che l’unica reale utilità del diario, sia quella di farci capire che Oden sia ancora nel manga (:v).
Insomma, non basta stilizzare i box di testo in maniera atipica e scrivervi dentro in prima persona per far sì che la storia sia magicamente raccontata dal punto di vista di un certo personaggio.

2.2) Trattazione di elementi inutili per la narrazione

Tutti i capitoli fuori da Wano, quindi anche il viaggio di Oden come membro della ciurma di Barbabianca, incarnano una delle cose peggiori che un autore possa fare con la propria opera: andare off-topic, trattando cose di nessun interesse per la narrazione contingente.
Perché farci vedere Teach che entra nella ciurma di Barbabianca in questo momento?
Perché soffermarsi sull’isola degli uomini pesce, Water Seven e Zou?
Spoiler: non c’è nessuna risposta a questi perché.
Si tratta solo di un mero feticcio dell’autore, ovvero riempire senza alcuna cognizione di causa le tavole del suo fumetto di nozioni ed informazioni estremamente inutili per la narrazione. Non c’è assolutamente nessuna ragione per mettere in scena durante il flashback di Oden tutti quei momenti a cui mi sto riferendo, tutte quelle scene risultano gratuite, non necessarie, ingombranti e sovrabbondanti. Insomma, informazioni messe nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, ma soprattutto nel modo sbagliato.
Difatti, il problema maggiore relativo questo punto sono proprio i modi con cui Oda ci mostra quelle certe cose. Un buon lavoro di scrittura e regia può facilmente rendere coerente e consistente con il racconto qualsiasi tipo di elemento narrativo, ma per nostra sfortuna Oda ha preferito buttare a caso scene quasi completamente scollegate tra loro, che talvolta non hanno neanche reali motivi di essere presenti nel flashback: quindi ecco i momenti da vecchi amiconi su Water Seven e le inutili lungaggini su Zou e Fishmen Island.

Oda ha un sacco di fretta per raccontare quante più cose possibili, ma riesce comunque a trovare il tempo per fare un po’ di black humor.

In altri termini, se tutti quegli elementi “fuori posto” fossero stati “inglobati” nel contesto generale tramite un oculato lavoro di scrittura e regia, allora non starei scrivendo questo articolo.
Per sfortuna di noi lettori, credo che Oda non si sia neanche posto questo problema di coerenza e omogeneità narrativa: il risultato è una marea di informazioni vomitate sul lettore, messe a casaccio nei capitoli senza nessun ordine interno.
Ironicamente, i danni non si fermano a questo arco narrativo, considerando che molte delle cose viste nei capitoli incriminati avrebbero potuto trovare migliore collocazione narrativa in altre sedi.
Insomma, una catena di errori che ha portato ad un segmento narrativo tutto da buttare e rifare da zero.

Bene, siamo arrivati alla fine del secondo paragrafo.
A questo punto, possiamo dare una ragione all’affermazione di apertura: la parte con Roger è una cosa bruttissima in quanto da un lato ingombra il racconto con cose non necessarie, dall’altro fa perdere il significato principale del flashback mettendo in secondo piano il personaggio di Oden.
E finalmente, possiamo passare alle conclusioni di questo quasi infinito papiro.

 

3) Conclusioni

Come detto all’inizio, eviscerare le due problematiche principali del flashback ci avrebbe portato all’individuazione di un problema più grosso e cattivo e puzzolente, la principale ragione per cui state ancora leggendo questo articolo (se ve lo steste chiedendo, siamo arrivati alla decima pagina di un documento Word), cioè, perché il flashback di Oden faccia schifo.
Il motivo in esame è molto specifico, può essere espresso senza troppi giri di parole in quanto ha un nome che lo definisce in tutto e per tutto.
Il motivo è Eiichiro Oda.
Oda non è più capace di portare avanti una racconto a fumetti, non riesce più a sostenerne il peso da nessun punto di vista.
Non riesce più a fermarsi quando il racconto richiede di prendere aria, non riesce più a dare il giusto peso ad elementi che al contrario necessiterebbero molta attenzione.
Tutto ciò che ormai conta per Oda è la nozionistica, dare quante più informazioni possibili in una tavola, far dire quante più cose possibili ai personaggi anche al costo di riempire interi pannelli di balloon, rendendo impossibile ai lettori di decifrare i disegni del suo manga. L’inevitabile risultato di questo raccapricciante “modus operandi” è la completa banalizzazione delle situazioni, con la conseguente perdita di verosimiglianza e realisticità dell’intero ambiente narrativo.
Se dovessimo descrivere ONE PIECE usando due parole, queste sarebbero “banale” e “superficiale”, perché è ciò che il manga si è ridotto ad essere. Nessuna profondità, nessuna tridimensionalità possono essere ritrovate nel lavoro di Oda, solo cose che succedono una dopo l’altra, a volte anche senza nessi logici, il tutto per far andare avanti la trama il più velocemente possibile, o per dare informazioni solo per il gusto di farlo.
Oda ormai è così innamorato del mondo che ha creato nel corso degli anni, al punto da sviluppare quasi un feticcio per le rivelazioni relative ad esso, una perversione che lo ha gradualmente portato a dimenticare cosa voglia dire “fare un fumetto”. Ma soprattutto a “come fare un fumetto”.
Perché un fumetto non è solo nozioni date da un narratore onnisciente o da un personaggio di bocca troppo larga, ma è soprattutto spazi, tempi, momenti.

Facendo riferimento ai problemi trattati nell’articolo, nel flashback non esiste un solo momento intimo tra Oden ed i suoi vassalli, né come gruppo, né singolarmente. I nove foderi rossi non sono altro che macchiette, cloni di Kin’emon senza alcuna personalità propria: Kanjuro, Raizo, Ashura, Kiku, Izo, Kawamatsu e Denjiro (quest’ultimo in parte) sono personaggi intercambiabili che non hanno una reale identità, nient’altro che vuoti sostantivi (e ve lo dice uno che ha la propic di Kanjuro ovunque, pure su Gmail :/).
Lo stesso vale anche per ogni altro personaggio comparso nel flashback (escludendo Yasuie, già caratterizzato a priori, ed Orochi, per cui ha dovuto rifilarci un flashback nel flashback. Non voglio neanche soffermarmi su questa insensatezza narrativa), persino per l’amatissimo Oden che, come ho già avuto modo di accennare, è a tutti gli effetti il classico protagonista “da flashback”, senza vero approfondimento ed una ragionevole costruzione.
Oda non si è mai neanche posto il problema di caratterizzare i suoi personaggi, o il rapporto che avevano fra di loro, perché non c’era abbastanza spazio e tempo, perché c’erano cose più “importanti” da raccontare. Ed anche queste cose per cui valeva la pena annichilire la componente del racconto riservata alla caratterizzazione, non possono “trattenersi” molto: ci sono altre cose “importanti” da raccontare.
In definitiva, ONE PIECE si riduce ad essere una corsa, una staffetta fra i capitoli, una frenetica gara fra Oda e l’Oda della settimana prima, a quante più cose si possano ficcare dentro 20 tavole.

Sostituire la faccia di Roger con quella di Oda. Questa battuta ha un risvolto molto più drammatico di quel che mi aspettassi.

Ah sì, piccola cosa che ho dato per implicita: questo è un problema che riguarda tutto ONE PIECE da (circa) 10 anni a questa parte.
Già.
Il flashback di Oden, in quanto storia dentro la storia, rappresenta un buon modo per visualizzare il ONE PIECE dell’ultimo decennio (circa). O meglio, l’Eiichiro Oda di questo decennio. Difatti, in virtù del suo essere un racconto che ha un inizio, uno sviluppo ed una conclusione, il flashback di Oden può essere considerato un “microcosmo narrativo”, che ci permette di “studiare” come il nostro Oda concepisca e porti avanti una storia in generale.
In altri termini, il flashback di Oden ci mette di fronte ad Eiichiro Oda come fumettista, come “designer” di racconti. O perlomeno, con l’Eiichiro Oda di questa fase della sua carriera.
Spero che in queste quasi 11 pagine di documento Word, io sia stato abbastanza chiaro sul motivo per cui il racconto non funziona, per cui il lavoro di Eiichiro Oda sia oggettivamente scadente, assolutamente imparagonabile a quello dell’Eiichiro Oda di una ventina di anni fa.

In fin dei conti, il flashback di Oden non fa altro che sottolineare i problemi di cui tutto il manga soffre al momento, le critiche ad esso sono in realtà rivolte a tutto ciò che è diventato il fumetto.
Sono le ragioni per cui il flashback di Oden sia uno dei punti più bassi di ONE PIECE e della carriera di Eiichiro Oda come fumettista.

Spero che possiate prendere tutte queste critiche come elementi su cui riflettere, per costruire una discussione pacifica e ragionevole con altri lettori come voi.
E ricordatevi che stiamo parlando di un fumetto, non di persone.

A proposito di persone, ci terrei a ringraziare tantissimo il mio “collega” ant, che (suo malgrado) ha “dovuto” fare da checker per questo articolo, ciò vuol dire che ha letto questo papiello di 11 pagine più volte di me. Non so come abbia fatto :v.
Bene, è proprio tutto, non ho più nulla da aggiungere.
Ci si sente alla prossima castroneria di Oda (:v).

-Sensei-

 

P.S.

 

 

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