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Viaggi nel tempo in ONE PIECE: una lama a doppio taglio

Viaggi nel tempo in ONE PIECE: a cosa andiamo incontro?

L’espediente dei viaggi nel tempo introdotto in ONE PIECE è destinato ad essere  inevitabilmente una lama a doppio taglio: se da una parte può dare varietà alla narrazione, sviluppando situazioni nuove all’interno del manga, dall’altra potrebbe portarsi dietro scomode complicanze. In questo articolo vorrei spiegarvi su quali punti, secondo me, Oda dovrà concentrarsi per non buttarsi la zappa sui piedi tramite incongruenze o inutili spiegoni fantascientifici.

PREMESSA: leggo in giro che molti interpretano le parole di Kinemon come una metafora, andando ad escludere veri e propri viaggi nel tempo e optando per ibernazione o soluzioni simili. Per quanto ne sappiamo tale teoria può essere ancora valida, ma il finale del capitolo è chiaramente volto a indurre il lettore a credere nel viaggio nel tempo vero e proprio. Quindi sì, magari stiamo tutti spendendo parole per nulla, ma il bello di ONE PIECE è la discussione che deriva da ogni capitolo, no?

Fatte le dovute premesse, iniziamo a vedere quali saranno i paletti che Oda dovrà piantare attorno all’argomento.

RENDERE SEMPLICE IL CONCETTO

Il viaggio nel tempo è uno degli elementi di fantascienza più affascinanti di sempre, ma porta con sé delle zavorre che molto spesso finiscono per appesantirlo o rovinarlo. Per rendere coerente un’opera in cui sono presenti i viaggi nel tempo si opta spesso per la loro correlazione a regole sul modo in cui essi possano essere compiuti. Un esempio lampante è (non farò spoiler, parlerò molto in generale) Kingdom Hearts: Dream Drop Distance. In questo capitolo della saga vengono introdotti i viaggi nel tempo e vengono legati a regole così complesse e contraddittorie che tutti (o almeno spero) i fan sperano sia un elemento che verrà dimenticato dopo Kingdom Hearts III. Tornando a ONE PIECE, spero che Oda si guardi dal complicare eccessivamente il concetto, puntando più sul puro fantasy che sulla fantascienza.

VIAGGI NEL TEMPO SOLO NEL FUTURO E SENZA RITORNO

Viaggiare nel futuro non porta, teoricamente, ai paradossi e alle complicanze che nascono generalmente dai viaggi nel passato. Se un viaggiatore nel tempo modifica un evento del passato, si verrebbe a creare inevitabilmente una realtà diversa da quella da cui egli proveniva: tali cambiamenti potrebbero portare alla nascita di un mondo parallelo o potrebbero propagarsi nel tempo, modificando anche il futuro. Per capirci, se Tizio viaggia nel tempo e uccide sé stesso, potrebbero verificarsi due situazioni: nasce una nuova linea temporale in cui Tizio è morto oppure Tizio scompare e l’unica linea temporale esistente si modifica.

In tutta sincerità, non credo che Oda voglia arrivare a tanto, ed il tipo di viaggio compiuto dai samurai mi fa ben sperare. Non che i viaggi nel futuro non generino paradossi (a patto che i viaggiatori non possano più tornare nella loro epoca, sia chiaro), ma la situazione è sicuramente più accettabile.

RENDERLO UN’ESCLUSIVA DI UNA SOLA PERSONA

Legare il viaggio nel tempo ad un fruttato, insomma. Limiterebbe l’utilizzo di un potere così over-power ad un solo utilizzatore per volta. Quindi niente Uranus, esperimenti scientifici, nuovi poteri, macchine del tempo, Vegapunk, Xehanort e roba simile. L’unico problema si verificherebbe alla morte del fruttato: dove si reincarnerà il frutto? Che uso ne farà il nuovo possessore? Se, come penso io, il frutto apparteneva alla defunta moglie di Oden, queste sono domande che potrebbero avere conseguenze nell’immediato.

In conclusione, l’espediente dei viaggi nel tempo rende sì la narrazione più stuzzicante, ma a mio parere sa troppo di già visto e rischierebbe di portare inutili complicazioni, se non gestito in maniera ottimale.

Voi cosa ne pensate? Riuscirà Oda a non complicare eccessivamente la situazione? Con la speranza che il sensei ci stupisca ancora una volta, io vi do appuntamento al prossimo articolo!

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