Intervista a Nagabe, autore di Girl From The Other Side

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Nagabe, autore di Girl From The Other Side, è stato ospite di Lucca Comics and Games 2022. Ecco le parole rilasciate alla stampa durante il Press Café del 29 Ottobre

Nagabe,

scrittore e illustratore di Girl From The Other Side, è un autore che ha saputo sperimentarsi in vari generi narrativi, dalla fiaba dark al boy’s love. Uno dei fili conduttori delle sue opere è l’esplorazione delle relazioni che si creano tra personaggi che presentano caratteristiche discordanti. Andando a indagare sulle interazioni tra queste diversità, Nagabe crea storie di amicizia, di affetto, di amore, infuse di una delicatezza che permette di osservare, con curiosità e senza alcun pregiudizio, l’intrecciarsi e l’armonizzarsi di anime all’apparenza inconciliabili.

Girl From The Other Side, la sua opera più nota, è una fiaba dalle atmosfere cupe, che racconta di una forma di amore puro, che lotta per non farsi contaminare dai pregiudizi e dalle paure. I temi affrontati in questo manga sono svariati, la discriminazione, l’esclusione, il fanatismo, l’isolamento, ma, come lo stesso autore ha dichiarato, uno dei fulcri di questa storia è l’incontro tra due anime opposte, che non vogliono separarsi e sono costrette a dimostrarsi affetto senza potersi toccare. Il tutto è enfatizzato dal contrasto presente sia a livello grafico, sia a livello concettuale, che colpisce subito il lettore, bianco e nero, luce e buio, la bambina e il mostro.

Avendo avuto la possibilità di partecipare al Press Cafè con Nagabe di Lucca C&G, abbiamo pensato di trascrivere tutta l’intervista che gli è stata fatta. Per chi se la fosse persa, la trova qui in basso. 

Nella sua opera sembra che si rifletta sulla condizione umana a partire dalle piccole cose della vita: dal dormire, al mangiare, andare in bagno. Soprattutto in Dear che è l’ultima aggiunta alla saga di Girl from The other Side. É d’accordo?

In realtà a me piace moltissimo osservare questi piccoli momenti nella vita degli esseri umani. Mi piace il feeling che si crea nel momento in cui si compiono queste azioni semplici, soprattutto se a compierle sono una ragazzina come Shiva, che è umana, e un personaggio come il Maestro, che in realtà non farebbe queste cose normalmente. Trovo molto bella questa commistione di gesti così semplici, fatti da due personaggi molto diversi. Quindi non è proprio una riflessione sulla condizione umana, ma semplicemente una bella sensazione nel disegnarli e nel vedere due personaggi così diversi che interagiscono in maniera così naturale.

Il suo tratto, l’ambientazione e la trama hanno delle caratteristiche molto occidentali. Cosa ha significato realizzare Girl from the other Side con questo stile? Ci sono delle opere occidentali in particolare che l’hanno influenzata?

Mi piace moltissimo lo stile europeo, mi piacciono soprattutto i disegni in bianco e nero, a inchiostro. Ci sono opere e artisti che rispetto. Mi piacciono molto i Mumin (Tove Jansson) per esempio, sono stati di grande ispirazione per quel tipo di estetica, e Mucha.

Ho letto che l’idea di Girl from di other side è arrivata ai tempi dell’Università. Volevo sapere in che modo è nata e come poi è riuscito a portarla al grande pubblico.

Inizialmente ero all’università a studiare illustrazione e la mia prima idea era quella di andare a lavorare in un’azienda che producesse videogiochi e che volesse questo tipo di illustrazione per i suoi prodotti. Nel frattempo però, proprio durante l’università, caricavo su Twitter i disegni di Shiva e il Maestro, che erano già personaggi che si erano formati nella mia mente. Grazie a questi upload su Twitter sono stato contattato dall’editore Mag Garden, che mi ha detto “Ma perché non proviamo a fare una storia un pochino più lunga con questi personaggi? Perché non puntare, invece di fare solo illustrazioni complesse, a sviluppare un’intera storia?” E quindi da lì è nato tutto e il mio percorso è un po’ cambiato, sulla base di questo consiglio.

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Riguardo allo stile di Girl From the other side, come le è venuto in mento di creare questi due opposti?

In parte ne ho già parlato rispondendo a una delle prime domande. Ci sono due ragioni per la scelta stilistica: in primo luogo, visto che apprezzo molto il disegno a inchiostro, soprattutto in molti artisti europei, volevo creare qualcosa che si avvicinasse al mio gusto personale in fatto di arte. In secondo luogo, sia narrativamente, sia visivamente, all’interno di un’opera a fumetti, trovo che i colori opposti siano immediatamente comprensibili per il lettore e creino un incredibile equilibrio all’interno della tavola. Questa comprensibilità della luce, del buio, del giusto, dello sbagliato, è così immediata, che poi, facendo entrare in contatto due personaggi così diversi tra loro (uno è interamente bianco e l’altro completamente nero) anche in me nasceva una grande voglia di vedere come avrebbero interagito tra di loro una volta incontratisi. Sono queste le due ragioni principali per cui il disegno è così particolare, così improntato sulla conflittualità tra nero e bianco. Che poi non è un conflitto, ma un incontro.

Il Maestro nel manga è una figura protettiva, quasi paterna. Ci può parlare del suo rapporto con suo padre, se si rispecchia nel Maestro?

Domanda molto difficile! Tendo a separare molto. La storia è una storia, mentre la vita reale è la vita reale. L’amore famigliare e i rapporti famigliari sono un concetto generale che mi è sempre interessato molto, ma non sono in grado di dire se ho preso ispirazione dalla mia vita; inconsciamente potrebbe anche essere, ma non è stata sicuramente una scelta consapevole o un pensiero ragionato. Non penso che il Maestro si riferisca a mio padre, ma più a un’idea generale di amore famigliare.

Quando è cominciata la pubblicazione si aspettava che la sua opera potesse essere apprezzata anche in un paese così lontano come l’Italia?

In realtà all’inizio non pensavo nemmeno che moltissime persone lo avrebbero letto in Giappone, quindi figuriamoci avere addirittura successo in Europa, in Francia, in Italia. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Anche adesso stento a credere che la mia opera abbia attraversato il mare per essere letta da così tante persone. Questo mi rende davvero felice!

Un tema importante nelle premesse della storia è quello della contaminazione, della paura di essere contaminati. Tema che negli ultimi anni è diventato sempre più importante e rilevante. Quindi volevo sapere come mai le era venuto in mente di inserirlo in tempi non sospetti e se adesso è un tema su cui vorrebbe tornare a lavorare, dato i nuovi risvolti a livello mondiale.

Quando ho cominciato a scrivere ovviamente non esisteva ancora il problema, però volevo provare a esplorare il tema del linguaggio corporeo. Per esempio: se due persone non si possono toccare, non possono stringersi la mano per salutarsi o per dimostrarsi affetto, come possono trasmettersi l’un l’altro, allo stesso modo, i loro sentimenti? Se non ci si può toccare, come si fa ad aiutarsi a vicenda? Questo è un tema che mi interessa molto e che volevo esplorare. Oggi ancora di più questo tema si è rivelato importante, sicuramente una cosa su cui penserò a fondo anche nella mia prossima opera, perché è diventato attuale.

Come ha reagito alla notizia della trasposizione animata della sua opera e quanto ha contribuito a essa?

Quando mi è stato chiesto di fare una trasposizione animata della mia opera sono stato incredibilmente felice. Sono l’autore di Girl from di other Side, ma sono stato coinvolto solo nella fase iniziale e poi ho visto il prodotto finito. Quando l’ho visto quindi era come se stessi allo stesso livello dei lettori, nonostante la storia l’avessi inventata io. Mi sono commosso moltissimo e spero che anche i lettori si siano commossi come me guardandolo.

Lei dice di essersi ispirato a Yuko Higuchi e ama molto il suo stile di disegno. Perché ha deciso di dedicarsi proprio ai manga? Sentiva il bisogno di comunicare qualcosa?

Non ho mai pensato di voler diventare mangaka, io volevo diventare illustratore. Mi bastava diventare quello, che poi fosse per il videogioco, o fosse per il manga, non mi importava, a me bastava illustrare. Poi ho avuto questa opportunità, ma ho affrontato la cosa con la consapevolezza che per diventare un mangaka, soprattutto professionista, fosse necessario lo studio, nonostante io avessi già studiato arte. Questo mi ha dato l’opportunità di studiare per  imparare a disegnare manga ed entrare nella mentalità dei professionisti, che è una cosa che no ho mai dato per scontato.

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Cosa trova più difficile da disegnare? C’è qualche personaggio o degli sfondi che la mettono più in difficoltà?

Le cose più difficili sono sicuramente i palazzi, le chiese, i panorami. Quando ho iniziato a disegnare Girl from the other Side non ero mai stato all’estero, quindi mi sono dovuto basare su delle fotografie e creare tutto partendo da quelle, trasponendole nel mio manga. Questa è stata la cosa più difficile, perché volevo ricreare un’atmosfera che purtroppo non avevo mai visto.

Qual è stato il punto di riferimento per la creazione dei due personaggi principali?

Forse la primissima ispirazione per questi due personaggi è stata una fotografia di una bambina che avevo visto. Questa bambina era totalmente vestita di bianco ed era in un ambiente molto scuro. Mi ha colpito così tanto che la figura del Maestro è nata più che da un personaggio, dalla componente di colore nero all’interno di quella fotografia. Da lì è nata la scintilla dell’idea di dei due personaggi di Girl From the Other side.

Quale è stata la scelta dietro al sottotitolo del manga (Siúil, a Rún), che è il titolo di un canto gaelico?

La frase in realtà mi è stata consigliata dal mio editor. Mentre discutevamo dell’opera mi ha suggerito questa canzone irlandese, che conteneva questa frase, e ascoltandola insieme abbiamo pensato fosse perfetta per il tipo di opera che volevamo creare, soprattutto mentre stavamo decidendo il titolo.

Un altro tema importante della storia è quello della discriminazione e dell’emarginazione. Volevo sapere se secondo lei storie di questo tipo, messaggi di questo tipo, di andare oltre le apparenze, andare oltre la discriminazione, siano ancora necessarie non solo nel Giappone di oggi, ma in generale nel mondo di oggi.

Quando ho iniziato a scrivere, parlare di discriminazione non era il mio intento principale. Non volevo lanciare un messaggio forte a qualcuno, o un messaggio di denuncia. Il mio obiettivo principale in realtà era quello di vedere l’amicizia e le interazioni tra due personaggi a cui il mondo intero diceva che la loro amicizia era sbagliata. Più che una storia di discriminazione è una storia di rapporti che nascono nonostante le persone intorno a te non apprezzino che tu abbia questo tipo di rapporto. Poi ovviamente il bello delle storie è che ogni lettore ci può vedere un tema per sé importante. È una cosa bellissima dell’essere scrittore e del creare un manga: scoprire che i lettori stessi possano interpretare a modo loro ciò che gli è stato presentato.

La sua serie sembra una lunga fiaba illustrata. Ha mai pensato di fare libri illustrati di fiabe per bambini o anche per adulti?

Io adoro i libri illustrati, sia giapponesi, che esteri. Sono un lettore di libri illustrati, infatti, nel mio percorso accademico, la direzione verso cui stavo andando era anche un po’ quella. Poi quando si è presentata l’opportunità di scrivere un manga, ho anche considerato con il mio editor l’idea di fare un libro illustrato, perché effettivamente Girl From the other side sembra una fiaba illustrata, ma alla fine abbiamo optato per il manga. Però non è detto che in futuro non riesca a fare anche libri illustrati.”

 

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